La premura pastorale della Chiesa nel tempo dell'emergenza è profondamente contrassegnata da quel "Nessuno si salva da solo", pronunciato dal Santo Padre Francesco durante la preghiera di benedizione Urbi et Orbi, lo scorso 27 marzo in una Piazza San Pietro vuota, ma piena della partecipazione orante dei fedeli e piena di Dio.
Tra coloro a rischio di esclusione, già prima e particolarmente durante la pandemia, ci sono le persone con disabilità e le loro famiglie.
Infatti, in seguito alle disposizioni legate all'emergenza pandemica, sono stati sostanzialmente sospesi tutti i servizi e sostegni a carattere diurno per le persone con disabilità e la partecipazione alle attività pastorali. Pertanto, la popolazione delle persone con disabilità che accedeva a spazi e offerte diurne di varia natura (oratori, centri di aggregazione, centri diurni, etc.) è in questo momento largamente sprovvista
di concreti sostegni di carattere spirituale e psicosociale, mentre le loro famiglie sopportano interamente il carico della relazione. Il rischio dell'insorgere di sindromi psichiatriche e comportamentali, aggiuntive rispetto alla disabilità, va aumentando, sino a diventare potenzialmente esplosivo, considerando l'alta vulnerabilità a queste problematiche di persone con disabilità, particolarmente nell'ambito dei disturbi del neurosviluppo.
Nel frattempo, alcune organizzazioni, associazioni, e parrocchie, con la loro creatività, hanno attivato diverse modalità di sostegno "a distanza" che, a mano a mano, sono diventate sempre più ricche e aderenti ai bisogni delle persone con disabilità e alle richieste delle famiglie. Le attività di sostegno attivate si sono di volta in volta configurate in modo diversificato, nel rispetto dei bisogni individuali delle persone con disabilità e la disponibilità dei loro familiari e/o del Centro. ...
» testo completo in allegato