La performer lodigiana torna in scena, stasera alla Biennale di Venezia, con l’assolo “Gentle Unicorn": «Il virus? Ci ricorda che siamo umani e fragili. Tutti»
Inviata a Venezia Un corpo piccino e capelli lunghissimi, Chiara sembra una bambola quando gattona al centro della sala e ti interroga con i suoi enormi occhi verdi guardandoti dritto in faccia. Una performance che combatte gli stereotipi, ma anche il politicamente corretto Gentle Unicorn, l’assolo, in scena questa sera alla 14ª Biennale Danza di Venezia, della danzatrice e performer Chiara Bersani, Premio Ubu 2018 come migliore attrice under 35. Affetta da osteogenesi imperfetta, una forma di fragilità ossea, la perfomer lodigiana è diventata in breve una star internazionale, forte di collaborazioni importanti fra cui Alessandro Sciarroni e Babilonia Teatri proponendo, come dice lei, «un uso politico del corpo». E proprio a tale proposito Chiara, che si definisce una «attivista», ha scritto un intervento pubblico fortissimo durante i primi giorni della pandemia definendo «tossica» la narrazione della disabilità ai tempi del coronavirus. «Carissimo mondo, cara televisione, cari giornalisti, adorati esperti, per quanto sia lodevole il vostro tentativo di dire che il coronavirus è una malattia che per solamente una bassa percentuale della popolazione risulta letale, voi, ogni volta, concludete dicendo che a morire sarò io».
» vai all’articolo di Avvenire