“Le periferie esistenziali non sono luoghi astratti e lontani ma persone concrete. Oggi occorre avere il coraggio di fermarsi e guardare chi è oggetto di indifferenza e vittima della cultura dello scarto, cercando insieme le forme e i modi per rispondere con una carità ordinata. L’inclusione deve diventare sempre più azione concreta e sinodale per contrastare l’efficientismo anche attraverso la costruzione di sinergie tra esperienze in atto”.
Lo ha detto stamani, a Roma, il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, aprendo l’incontro promosso dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Cei, rivolto alle congregazioni, alle associazioni e ai movimenti cattolici che operano in questo ambito. Al centro della riflessione, le buone prassi e proposte che il Servizio intende mettere in rete, per accompagnare la vita in qualsiasi fase essa si trovi.
Mons. Russo, nel sottolineare come l’attenzione della Cei nei confronti delle persone con disabilità risalga al 1970, ha poi ricordato l’insistente appello di Papa Francesco a tutta la Chiesa ad uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali, “ovvero in quei luoghi abitati da fratelli e sorelle che non sono al centro dell’interesse sociale e delle logiche di mercato”.
In questo contesto, il segretario generale, ha evidenziato come dai dati Istat emerga un quadro sconcertante: “Sono 600mila le persone in Italia che non hanno nessuno a cui chiedere aiuto. Solo una piccola parte vive infatti all’interno di strutture, cattoliche o non”.
In merito al nuovo Servizio della Cei, mons. Russo ha poi indicato che il suo scopo è quello “di sensibilizzare la comunità rispetto a queste situazioni, per poi favorire una sinergia di forze ecclesiali e civili in grado di contrastare le criticità e dare qualità all’esistenza”. “Sapersi confrontare con le fragilità, permette di diventare momento di generatività per tutta la società”, ha concluso.