SERVIZIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Guarda dove cammini

di Dario Sorgato
9 Maggio 2025

Edizioni Ediciclo | 2025 | Pagine: 224

In versione cartacea e in eBook accessibile formato ePub certificato LIA

Camminare può essere un gesto d’amore. Dario lo sa. Da diversi anni ha messo a disposizione le sue capacità organizzative, la sua creatività e il suo tempo per organizzare viaggi a piedi con persone come lui che hanno disabilità sensoriali.

Dario ci sente poco e ci vede peggio, come dice lui, cercando di affrontare con umorismo le difficoltà della doppia disabilità. Incapace di lasciarsi fermare dai limiti fisici, ha percorso i sentieri del mondo prima di fare del cammino uno strumento di inclusione sociale.

In "Guarda dove cammini. Passi condivisi sui sentieri del possibile" ripercorre i passaggi che l’hanno portato a costruire una rete di relazioni e sentieri lungo tutta l’Italia, dove il cammino condiviso con chi vede poco o nulla diventa un modo per conoscere più da vicino la natura e i compagni di viaggio.

Tre domande all'autore

Primo piano di Dario SorgatoDario Sorgato, padovano, 46 anni e altrettanti cammini alle spalle, scrittore, presidente di NoisyVision, associazione senza scopo di lucro che sostiene l’empowerment delle persone con disabilità visive e/o uditive e educa la comunità ai temi dell’accessibilità e dell'inclusione sociale. È ipoacusico e ipovedente.

Come si costruisce un cammino accessibile soprattutto per persone cieche o ipovedenti?
«Si cerca un itinerario che non abbia lunghi tratti di sentieri stretti – perché c'è bisogno di spazio per camminare affiancati – e che sia poco accidentato, abbia pochi o nessun ostacolo. Una regola è poi quella di creare un gruppo equilibrato, dove ci sia un rapporto di tre persone vedenti ogni due persone cieche o ipovedenti. Tenere infine conto di alcuni aspetti come il bagaglio trasportato – i nostri cammini sono anche di sette giorni – e i punti di ritrovo accessibili a tutti, esempio una stazione o un aeroporto».

Da un cammino accessibile traggono benefici tutti, anche le persone senza disabilità?
«Sì, perché si guarda se stessi in un modo nuovo in quanto si ha l'opportunità di confrontarsi in maniera intensa con qualcuno che vive una condizione diversa. Il cammino inclusivo "costringe" ad andare all’unisono, a stare al passo con gli altri. E per fare questo gli altri li devi ascoltare sotto ogni punto di vista».

Lungo il cammino la persona senza disabilità visiva deve imparare a vedere per l'altro. Cosa scopre?
«Spesso diamo per scontato quello che ci passa sotto gli occhi, un’occhiata la riteniamo necessaria per dire di aver visto. Invece porre attenzione alle cose che incontriamo lungo il cammino per descriverle a qualcun altro, ci fa andare oltre il semplice "vedere" e ci riporta tutti a quella dimensione di scoperta, quasi come quando eravamo bambini. E poi camminando insieme a persone cieche o ipovedenti impariamo a conoscere appieno quello che c'è intorno. Ad esempio: chi sente la temperatura di un albero? Chi tocca le pareti umide di una grotta? Eppure farlo ci arricchisce. Gli antichi filosofi dicevano che tutto passa dai nostri sensi: se ci limitiamo e usiamo solo la vista, non viviamo a fondo le esperienze che facciamo. Tutto ciò che siamo lo abbiamo colto attraverso i sensi. Io non posso dire di aver visto l’oceano se non ci ho messo i piedi dentro!».