La Costituzione americana sancisce, tra i diritti inalienabili, quello al perseguimento della felicità. Un principio che i padri fondatori degli Stati Uniti hanno ritenuto indispensabile mettere nero su bianco (e che ha ispirato il film premio Oscar di Gabriele Muccino “La ricerca della felicità”). Forse per molti può sembrare superfluo decretare in materia. Ma forse, invece, si potrebbe riflettere su cosa significhi per i cittadini, ma ancor prima per donne e uomini tutti e di tutte le età, poter tendere alla felicità. Per i bambini sono i genitori a prodigarsi (e qui le leggi sono un continuo work in progress), salvo poi lasciarli liberi di provvedere a sé stessi nel corso della loro vita.
Questa settimana è morto a 89 anni Donald Triplett, Don per gli amici, conosciuto anche come il “Caso 1” nella storia della diagnosi dell’autismo. Oggi diremmo il “paziente zero”. Ma Don non può essere etichettato solo come paziente, in primo luogo perché era un essere umano come tutti e in quanto tale ha vissuto, poi perché gli autistici non sanno troppo pazientare. Ebbene, la sua storia è ormai di dominio comune ed è una di quelle affascinanti che si può leggere (oltre che sui trattati scientifici) in un libro, su diversi articoli di riviste e giornali, tanto che a dare l’annuncio della sua scomparsa è stato il “New York Times”.
...